La piazza finanziaria ticinese

di Valentina Marchesin

La piazza ticinese è uno dei poli di gestione patrimoniale del sistema finanziario elvetico che, grazie a CHF 7.9 trilioni di asset under management, consolida la sua posizione di leadership globale nel mercato del wealth management.

Con una capacità di generare un valore aggiunto stimato intorno al 9%, la piazza finanziaria del Ticino è annoverata quale motore della crescita economica cantonale. Infatti, parallelamente alla peculiare specializzazione nell’attività di gestione patrimoniale, il sistema bancario ticinese conserva un profondo legame con il territorio locale ed italiano, essendo la piazza nata appositamente per la realizzazione di investimenti diretti in infrastrutture dell’Italia settentrionale.

Sostegno all’economia reale e private banking sono proprio gli elementi che hanno scolpito la struttura variegata ed eterogenea della piazza finanziaria ticinese, caratterizzata da: banche di piccole, medie e grandi dimensioni, locali ed estere, che presentano una marcata specializzazione nell’attività di wealth management; e dalla presenza di numerosi operatori del comparto parabancario, con particolare riferimento a fiduciari finanziari.

Nel corso degli ultimi anni, molti sono stati gli eventi che ne hanno modellato l’aspetto. Sulla scia internazionale, digitalizzazione, crescente regolamentazione del settore e gestione dei costi sono gli elementi che hanno determinato l’avvio di numerose operazioni di concentrazione che hanno avuto come esito la riduzione sia del numero di banche che di addetti impiegati.

Parallelamente a tutto ciò, vi è un altro fenomeno di assoluta eccezionalità che ha partecipato al processo di ridefinizione sia strutturale che organizzativo della piazza finanziaria. Infatti, le incessanti pressioni dei governi internazionali per l’assoggettamento a fiscalità di capitali illecitamente detenuti all’estero hanno spinto la Svizzera a sottoscrivere la strategia nota come Weissgeldestrategie, che, aprendo la strada allo scambio automatico di informazioni, ha segnato la fine del segreto bancario.

La transizione, ancora in atto, verso la gestione di patrimoni fiscalizzati ha comportato la modifica dei modelli operativi impiegati dagli intermediari finanziari e l’accrescimento delle conoscenze e competenze indispensabili per operare, secondo diritto, a livello internazionale. Per questo, l’integrazione tra mondo bancario e parabancario, nonché le relazioni maturate con professionisti del settore giuridico ed economico, risultano essere elementi vincenti per favorire servizi di consulenza, a tutto tondo, puntuali e precisi, anche in coerenza con gli sviluppi normativi dei singoli paesi. In questa ottica, il modello operativo del conglomerato finanziario è una forma di evoluzione adeguata, in considerazione anche della spiccata internalizzazione.

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