Una proposta per lo sviluppo dell’area transfrontaliera

di Valentina Marchesin

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La pluriennale attività di ricerca e i cicli di formazione avviati sul territorio insubrico spingono a riflettere sulle possibili evoluzioni del progetto Interreg Intecofin-Insubria, nell’ottica di trovare, a favore del territorio, una applicazione pratica agli studi effettuati[1], tenendo in considerazione l’attuale contesto normativo transfrontaliero.

A questo proposito, le nuove risorse Interreg 2021-2027, destinate alla competitività delle imprese – Asse 1, potrebbero avere un ruolo centrale nell’avvio di un progetto pilota, nella forma di spin-off accademica, che si faccia promotore di un’azione sul territorio, favorendo una concreta integrazione economica e finanziaria tra l’economia del Nord Italia e la piazza finanziaria ticinese. Spunti in questa direzione vengono fornite dal Forum per il dialogo tra la Svizzera e l’Italia tenutosi a Zurigo nell’ottobre del 2022, nel quale il Fintech viene presentato come canale funzionale al finanziamento della transizione sostenibile di piccole e medie imprese.

L’obiettivo di crescita sostenibile e resilienza delle imprese sta diventando centrale e parte integrante delle politiche industriali europee. Infatti, il cambiamento climatico e i suoi effetti sull’ecosistema compromettono l’attività economica, esponendola a nuovi rischi che impattano sulla redditività e, quindi, sulla sopravvivenza di lungo termine delle imprese. Per questa ragione la capacità di mappare e gestire rischi ambientali, sociali e di governance (ESG – Environment, Social & Governance) diventerà un aspetto centrale, fornendo agli stakeholders aziendali una disclosure adeguata a valutare l’azienda in tutti i suoi aspetti, ossia anche quelli attinenti al benessere dei lavoratori e della comunità nella quale è inserita (CSR – Corporate Social Responsibility).  Inoltre, la scelta di intraprendere un percorso di sostenibilità e di diffusione delle informazioni al pubblico ha delle ricadute positive anche nei rapporti con il sistema bancario, chiamato a sua volta a valutare le proprie esposizioni nei confronti delle imprese finanziate in conformità ai principi di sostenibilità (Locatelli e Schena, 2022).

Sebbene la transizione verso un’economia zero emissioni ponga le imprese dinnanzi ad una sfida epocale, in un contesto economico particolarmente incerto, essa rappresenta anche una grande opportunità per il territorio insubrico per attrarre nuove risorse funzionali ad accrescere e trattenere la competitività industriale presente sul territorio.

Nella consapevolezza che la mole[1] di risorse finanziarie necessarie ad avviare un processo di transizione sia consistente e che gli investimenti ad oggi realizzati siano modesti[2], si rende necessaria nuova finanza che dia alle imprese la linfa necessaria a compiere investimenti di ammodernamento, da molti anni rimandati. Infatti, il tradizionale canale dell’autofinanziamento[3] non si rivela sufficiente in virtù dell’incertezza del quadro macroeconomico e della necessità di dover fare affidamento sulla propria finanza per dare continuità all’attività di imprese a fronte dei molteplici e, in alcuni casi, imprevedibili rischi.

Un incontro di necessità complementari

Il territorio insubrico[4], per la presenza di numerosi aziende di piccola e media dimensione in settori produttivi legati alla chimica, plastica, meccanica e tessile, esprimerà nei prossimi anni una forte domanda di risorse funzionali a favorire il passaggio verso un modello di business orientato alla sostenibilità. Saranno necessari investimenti dedicati a garantire la trasformazione del processo industriale e delle immobilizzazioni materiali, in ottica di efficientamento e risparmio energetico, gestione e trattamento degli scarti (acqua inclusa), tracciabilità della catena di fornitura e riduzione delle emissioni. Parallelamente saranno necessari cambiamenti nei paradigmi culturali nella gestione delle aziende che favoriscano, da un lato, la diversità culturale e di genere e, dall’altro, che prendano in considerazione la salute e sicurezza dei lavoratori e più in generale di tutti gli stakeholders aziendali. Questi obiettivi sono in coerenza gli Accordi sul clima di Parigi (COP21), l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, che ha definito i così detti Sustainable Development Goals (SDG) e, a livello europeo, con il Green New Deal.

Questo nuovo contesto imporrà alle imprese una maggiore attenzione sulle decisioni strategiche che includano la sostenibilità e definirà nuovi obblighi, anche in termini di rendicontazione. In questa direzione si muove la proposta della Commissione europea di estendere l’obbligo di redazione della Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) ad imprese di grandi dimensioni e alla PMI quotate.

È bene notare come questo fenomeno, che apparentemente sembra toccare un numero ridotto di imprese, nella realtà coinvolgerà un numero ampio di imprese, specie con riferimento ai quei gruppi che lavorano in filiera. Infatti, una disclosure relativa alla catena di fornitura e alla sostenibilità della stessa imporrà a tutte le imprese parte della filiera di adottare comportamenti e, quindi, investimenti sostenibili. Il tema diventa ancora più centrale considerato che la rendicontazione ambientale e sociale fornisce ulteriori informazioni che verranno sempre di più prese in considerazione nella valutazione del merito di credito[5].

Considerando la piazza finanziaria ticinese, si ricorda come quest’ultima sia stata interessata da un processo di riorganizzazione legato alla fine del segreto bancario e all’apertura alle disposizioni in materia di scambio automatico di informazioni, volte a favorire la trasparenza finanziaria dei clienti residenti all’estero. Parallelamente a questo, è bene considerare anche il mutato contesto normativo cross-border nella prestazione di servizi e attività di investimento, determinato dal recepimento in modo restrittivo della MIFID2[6]. Il fenomeno risulta essere particolarmente accentuato nel Canton Ticino a causa dei ritardi nell’attuazione della Roadmap sottoscritta nel 2015 tra Svizzera ed Italia, nella quale si prospettava la volontà dei due paesi di ricercare soluzioni per migliorare la cooperazione transfrontaliera e l’accesso ai mercati finanziari (Chopard, Garofoli, Meiners, 2023).

Nonostante la perdita di attrattività a livello internazionale, la piazza finanziaria ticinese continua a sostenere interventi che favoriscano l’integrazione verso i vicini mercati di sbocco. Un importante contributo in questa direzione arriva da investimenti in finanza digitale, con particolare riferimento alle tecnologie a registro distribuito e blockchain, forme di finanza che consentono di bypassare le restrizioni imposte dalla MIFID2, rendendo i vicoli posti dalla regolamentazione all’accesso dei mercati finanziari non più al passo con i tempi. La progressiva digitalizzazione dei servizi finanziari è stata accolta in modo favorevole dal Consiglio federale che ha adottato provvedimenti per promuovere un ecosistema di tecnofinanza e blockchain in Svizzera. Questo ha permesso di far guadagnare alla Svizzera una posizione di eccellenza quale centro Fintech a livello internazionale, seconda solo a Singapore.

Altro elemento da tenere in considerazione è la promozione da parte del Consiglio federale elvetico del così detto Green Fintech, ossia qualsiasi “innovazione tecnologica applicata a prodotti e processi che perseguono in modo consapevole obiettivi di sostenibilità e riduzione dei rischi ad essi associati” (Consiglio federale, 2022).

La combinazione tra finanza sostenibile e tecnologie digitali è un elemento che consentirebbe a imprese nazionali ed internazionali di cogliere le opportunità/sfide legate alla transizione digitale nell’ottica di sostenere la competitività delle imprese. Su questa scia, è bene notare come in Ticino si stia sviluppando un cluster di imprese specializzate in crypto-attività, anche con riferimento a piattaforme dedicate al lancio di progetti di crypto crowdfunding.

A sottolineare ancora l’intenzione di porsi quale promotore di iniziative di finanza sostenibile vi sono anche i dati relativi ai volumi fondi sostenibili gestiti che ammontano a 799,5 miliardi di franchi, ossia il 53% delle totale dei fondi domiciliati alla fine del 2021[7].

Un progetto per l’area insubrica

Il progetto pilota a sostegno della comunità insubrica si pone l’obiettivo di avviare un processo di transizione ambientale e sociale delle imprese del territorio, favorendo la costruzione di un canale di incontro e confronto tra imprese e finanza. In particolare, la capacità di attrazione delle risorse internazionali della piazza finanziaria ticinese, in aggiunta all’apertura verso i nuovi canali di finanziamento digitali, fanno del Canton Ticino un polo di raccolta delle risorse finanziarie funzionale a supportare le imprese insubriche nel processo di transizione, favorendone la competitività ed accrescendone la resilienza.

Di seguito verrà data evidenza alle attività in cui il progetto potrà essere articolato.

Attività preliminari all’avvio del progetto:

  • Diffusione dell’iniziativa presso organizzazioni degli imprenditori

Presentazione del progetto e dei suoi obiettivi a favore del territorio insubrico presso organizzazione delle imprese italiane e ticinesi ed operatori della finanziaria ticinese. Questa fase si pone l’obiettivo di attrarre un gruppo di imprese per avviare la fase di sperimentazione. Per favorire il successo dell’iniziativa sarà fondamentale il supporto di Camere di Commercio, capaci di coinvolgere imprese del territorio.

  • Definizione di un gruppo di imprese interessate ad attivare un percorso di sostenibilità

Le imprese potranno essere selezionate in relazione alla propria dimensione, al settore di attività ed alla reale intenzione ad avviare un processo di cambiamento culturale. La selezione dovrà garantire un’adeguata diversificazione del portafoglio, ricordando che alcuni settori sono maggiormente esposti ai rischi legati al cambiamento climatico e necessiteranno di maggiori sforzi per la riconversione.

Attività esecutive:

  • Sensibilizzazione delle imprese sui temi ESG e di finanza sostenibile

Questa fase prevede incontri/focus group tra operatori e le imprese selezionate, con l’obiettivo di diffondere l’importanza di attivare un processo di transizione verso un modello di business sostenibile, alla luce del nuovo contesto normativo.

  • Consulenza per la definizione di strategie di transizione

Attraverso una consulenza personalizzata le imprese verranno accompagnate della definizione di una strategia per la transizione sostenibile. In particolare, verranno definiti i livelli ESG di ciascuna impresa, con riferimento all’individuazione dei punti di forza, di debolezza e delle aree di miglioramento. Questa fase avrà come esito la definizione di obiettivi ESG che saranno declinati all’interno di una strategia per la sostenibilità aziendale.

  • Definizione del progetto di investimento e pianificazione finanziaria

Attraverso una consulenza finanziaria dedicata e la predisposizione di un business plan, verrà definito un piano di finanziamento del progetto che declina le diverse modalità di finanziamento.

  • Raccolta delle risorse finanziarie necessarie

Quest’ultimo parte prevede la raccolta di risorse finanziare per favorire la realizzazione dei progetti di investimento. Beneficiando della capacità del Canton Ticino di attrarre risorse finanziarie internazionali e della normativa favorevole in materia di finanza digitale, potrebbero prospettarsi due soluzioni alternative:

  1. La raccolta di risorse potrebbe essere effettuata progetto per progetto per il tramite di una piattaforma di crowdinvesting (peer to peer lending).
  2. La raccolta potrebbe avvenire attraverso l’emissione di un green bond di territorio veicolato agli investitori tramite blockchain.

 

[1] La Commissione europea valuta che il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Unione Europea per il 2030 richiederà fino a 260 miliardi di euro di nuovi investimenti annui nel prossimo decennio (BCE, 2021).

[2] Il questionario somministrato dal CRIEL alle imprese del territorio rivela come gli investimenti sostenibili non siano al centro delle politiche di investimento delle PMI del territorio.

[3] Il grande ricorso all’autofinanziamento che caratterizza le imprese insubriche sottolinea, da un lato, la capacità delle imprese di generare redditività dallo svolgimento della propria attività, ma, dall’altro, rivela come le decisioni di investimento siano vincolate alla presenza di cicli economici favorevoli e alle decisioni allocazione del patrimonio familiare.

[4] Secondo indagini di Banca d’Italia il rischio climatico toccherà maggiormente i territori settentrionali d’Italia (Banca d’Italia, 2022).

[5] Nel 2021 EBA – European Banking Authority ha emanato delle raccomandazioni legate al secondo Pilastro di Vigilanza bancaria, soffermandosi sulla necessità di integrare i fattori ESG nella strategie aziendali per governare e gestire il rischio bancario (EBA, 2021).

[6] Nel recepimento della MIFID2 il legislatore italiano ha adottato soluzioni di chiusura, imponendo vincoli alle prestazioni di servizi MIFID da parte di Paesi terzi. In particolare, l’offerta di servizi MIFID da parte di paesi terzi avviene o mediante stabile organizzazione o attraverso reverse solicitation, ossia prestazione di servizi attivata esclusivamente e direttamente dal cliente che si reca presso l’intermediario in Svizzera.

[7] In Unione Europea il gestito dai fondi sostenibili ammonta a 660 miliardi di euro nel 2020 (Conclusioni della sesta edizione del Forum per il dialogo tra la Svizzera e l’Italia, 2022).

[1] Per un maggior approfondimento è possibile consultare le seguenti pubblicazioni R. Chopard, 1998; R. Chopard, G. Garofoli, 2014; R. Chopard, G. Garofoli, K. Meiners, 2023.

Una proposta per lo sviluppo dell’area transfrontaliera

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