Qualità del credito e azioni di sostegno alle PMI: quali prospettive nel post-COVID?

di Valentina Marchesin

Venerdì 22 gennaio si è tenuto il seminario “Qualità del credito e azioni di sostegno alle PMI: quali prospettive nel post-COVID?”, incontro parte del ciclo di webinar dedicato alle esigenze finanziarie delle PMI. Sono intervenuti in qualità di relatori Giorgio Gobbi – Capo del Servizio Stabilità finanziaria della Banca d’Italia, Gianfranco Torriero – Vice Direttore dell’Associazione bancaria italiana e Pierfrancesco Anglani di Price Waterhouse & Coopers.

Ampio spazio è stato dedicato all’analisi del contesto macroeconomico italiano.  In particolare, è stato sottolineato il ruolo centrale rivestito dalle misure di sostegno introdotte dal governo italiano a favore di famiglie ed imprese per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19. Gli interventi sono stati considerati di vasta portata e di grande generosità, avendo consentito alle banche la possibilità di erogare finanziamenti alle imprese in modo pressoché continuo e avendo, allo stesso tempo, alleggerito gli intermediari finanziari dai rischi connessi a tali finanziamenti grazie alla concessione di garanzie pubbliche. Tutto ciò è stato funzionale nello scongiurare il tradizionale meccanismo di amplificazione che caratterizza una crisi economica, in base al quale una recessione, anche esogena al sistema economico (Covid-19), genera insolvenza delle imprese che a sua volta si ripercuote sui bilanci degli intermediari creditizi, i quali, per ridurre le perdite, praticano restrizione creditizia, amplificando in questo modo gli effetti della recessione.

L’incertezza legata all’andamento della pandemia è l’elemento che rende difficile realizzare previsioni sulla possibile ripresa economica ed è l’aspetto che più di tutti è in grado di compromettere gli sforzi, anche in termini di politiche economiche, che sono stati realizzati fin qui dal paese.

Centrale nell’incontro è stata l’analisi della situazione finanziaria delle piccole e medie imprese italiane, che sono presente dinnanzi alla crisi da Covid-19 con un rapporto di indebitamento (ossia debiti su mezzi propri) sbilanciato, anche se a livelli storicamente bassi. La portata della sfida a cui sono state e sono ancora oggi sottoposte le imprese è senza precedenti. Questo è ancora più evidente se si considera uno studio di Pwc, che afferma che il solo 10% (di cui il 60-70% sono PMI) delle imprese europee dispone di cassa sufficiente per 6 mesi. Alla luce di queste informazioni, risulta chiaro come i decreti Liquidità e Cura Italia siano stati fondamentali nel concedere risorse finanziarie a tutte le imprese, comprese quelle che in condizioni normali non avrebbero ricevuto liquidità. Le misure hanno quindi permesso agli stati patrimoniali delle imprese di conservare il proprio stato di salute. Infatti, a fronte di forti perdite in conto economico legate alla riduzione dell’operatività, lo stato patrimoniale dal lato passivo ha registrato lievi aumenti in forma di debiti, mentre il lato attivo ha segnato un incremento principalmente legato alla crescita dei depositi. È importante sottolineare come queste risorse liquide possano giocare un ruolo centrale nella fase post-Covid, perché disponibili per o il pagamento del debito o per la ripresa degli investimenti. Saranno poi indispensabili strategie di ricapitalizzazione di aziende, in quanto funzionali nel reperire risorse private per ristabilizzare lo squilibrio finanziario che ha da sempre caratterizzato le nostre imprese.

Un altro tema di approfondimento ha riguardato il sistema bancario, che, a causa dell’ingente debito pubblico che grava sul nostro paese, è stato direttamente coinvolto nell’emergenza, essendo stato investito dell’onere del sostegno finanziario delle imprese. Grazie ad un grande lavoro organizzativo e gestionale il sistema bancario è riuscito ad erogare in modo continuo risorse alle imprese, dando impulso alla crescita del credito dopo anni (importante è stato il ruolo delle garanzie offerte dallo Stato). L’aumento delle erogazioni sarà nel breve termine accompagnato da una crescita dei NPL, che si stima possano attestare intorno ai 70 miliardi nei prossimi 12-18 mesi. Per questa ragione le banche stanno adottando comportamenti funzionali al controllo della crescita delle esposizioni no performing. Accanto alla catalogazione delle singole posizioni, sono state avviate attività di raccolta di informazioni presso le imprese, indispensabili per poter raffinare le analisi e percepire con anticipo eventuali segnali di allarme sul credito. La racconta di informazioni risulta oggi ancora più importanti, in quanto gli andamentali, tradizionale parametro usato dalle banche per valutare il credito, risulta oggi poco utile ai fini della valutazione del merito creditizio. Parallelamente a questi aspetti gestionali, le banche stanno a scopo precauzionale effettuando accantonamenti di capitali per assorbile la futura crescita dei NPL. Queste pratiche sono strettamente necessarie per evitare politiche di restrizione creditizia, che potrebbero innescare un circolo vizioso, qualora coincidessero con un momento di massima richiesta di risorse da parte delle imprese. Per questo il sistema bancario ha la necessità di gestire il flusso in entrata ed in uscita di NPL, migliorando allo stesso tempo il processo di selezione delle imprese meritevoli, inglobando tra i criteri di concessione anche elementi quali il modello di business, la strategia aziendale, l’organizzazione e la capacità innovativa.

 

E’ possibile visionare la brochure dell’iniziativa cliccando qui.

 

Webinar Qualità del credito e azioni di sostegno alle PMI: quali prospettive nel post-COVID?

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